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La difesa personale da strada, i suoi aspetti giuridici e come tutelarsi

La difesa personale da strada, i suoi aspetti giuridici e come tutelarsi

Quando parliamo di difesa personale non dobbiamo assolutamente sottovalutare gli aspetti giuridici: scopriamo assieme il perchè.

Da sempre, quando si parla di difesa personale in strada, è impossibile fare a meno di valutare anche l’aspetto giuridico. Purtroppo in seguito ad una rissa o a una colluttazione con un malintenzionato, non è sempre così scontato stabilire chi sia l’aggressore e chi l’aggredito: esistono limiti precisi oltre ai quali si rischia di passare dalla ragione al torto, con pesanti conseguenze sia dal punto di vista legale che qua quello economico. Personalmente, avendo lavorato per ben 36 anni sulle strade come rappresentante delle Forze dell'Ordine, ho accumulato un’incredibile esperienza sia tecnico-giuridico che prestazionale dal punto di vista fisico; per cui, in questo articolo vi elencherò ecco alcune mie utili e importanti riflessioni.

Le leggi che regolano la legittima difesa e i rischi di subire denunce

Con una conoscenza incompleta delle leggi in materia (ma soprattutto con l’incomprensibile linguaggio con cui sono scritti i libri di legge) spesso i cittadini hanno una visione non veritiera delle cose, che li spinge ad assumere decisioni inadeguate o ad intraprendere, nei momenti decisivi, dei comportamenti pavidi e totalmente inefficaci; così facendo, purtroppo, si rischia soltando di mettere ulteriormente a repentaglio la propria incolumità. Le leggi italiane in proposito tracciano dei limiti e dei paletti alla reazione che può avere una vittima in caso di aggressione: il primo principio basilare è quello della proporzione alla offesa, in modo da tutelare la vita umana come principio di base.

Ma per bloccare un folle che intende spaccarci la faccia - o ancora peggio, fare del male ai nostri cari - i metodi possono anche farsi violenti: questo può significare come minimo farlo finire all’ospedale ed a volte si arriva anche alla morte; in quest’ultimo caso sarebbero davvero guai seri. Purtroppo al giudice importa ben poco se il tizio in questione voleva farvi davvero male, se non peggio. Ma soprattutto, egli probabilmente ignora che non sempre è possibile lottare per la propria incolumità senza provocare seri danni all’avversario: non è logico né tantomeno fattibile, se non nei film d’azione con attori e comparse compiacenti; per il giudice, quindi, vale solo quello che in aula di giustizia si riesce a dimostrare.

Cosa si deve dimostrare in aula di giustizia in seguito a una rissa?

In pratica, in seguito a una rissa o ad un’aggressione, i fatti che bisogna dimostrare in aula di giustizia sono i seguenti: innanzitutto è necessario dimostrare di aver provato con ogni mezzo ad evitare il confronto fisico, anche scappando (o comunque cercando di scongiurare qualsiasi tipo di combattimento). In secondo luogo, dovrete documentare il fatto che la vostra reazione sia stata proporzionale alle offese ricevute. Riguardo al primo punto è importante ribadire che la legge italiana non considera le provocazioni come un’attenuante; ad ogni modo, se uno vi offende pesantemente e voi gli mollate un ceffone, il giudice probabilmente non vi assolverà ci ma quantomeno ne terrà conto.

Al contrario, se gli rompete la faccia e lo mandate dritto in ospedale, qualsiasi provocazione o offesa subita sarà del tutto ininfluente. Per quanto riguarda il secondo punto, le cose possono diventare davvero complicate: poniamo il fatto che un esagitato vi aggredisca a mani nude, e voi con una mazza gli rompete la testa (continuando a infierire altri colpi mentre è a terra e finendo per sfigurarlo)... in un caso del genere difficilmente potrete invocare la legittima difesa, in quanto qualsiasi giudice converrà che avete reagito in modo decisamente sproporzionato rispetto all’attacco subito.

La gestione della paura e le reazioni spropositate che può provocare

Ad ogni modo, è comunque sempre molto difficile provare a qualcuno che non era presente al momento dell’attacco - in questo caso il giudice - tutta la violenza, il pericolo e la paura che certe situazioni innescano. Inoltre, la magistratura tende spesso ad essere ben poco indulgente nei confronti di chi si è lasciato prendere la mano (se così possiamo dire) durante una lite o una rissa; generalmente, infatti, si finisce sempre per essere denunciati ed anche se siete stati voi ad essere aggrediti dovrete comunque dimostrarlo: l’onere della prova, quindi, per assurdo toccherà a voi e non a chi vi ha assaliti.

Spesso vi capiterà di non avere dei referti medici comprovanti le vostre lesioni, mentre invece l’aggressore se li sarà prontamente procurati; senza questi documenti, oppure in mancanza di riprese video o di testimonianze dirette che possano scagionarvi, è davvero difficile dimostrare che avete fatto del male a qualcuno con l’unico scopo di difendervi. Pertanto il magistrato vi indagherà per il reato di rissa, con tutte le aggravanti del caso, lasciando a voi il compito di dimostrare il contrario; considerate inoltre che anche le parti legali del vostro aggressore faranno di tutto per smentire la vostra versione. Ecco perchè evitare un conflitto è sempre la cosa migliore da fare, anche se spesso le circostanze ci obbligano a non rispettare un così saggio consiglio.

La “difesa legittima” nel codice penale italiano, articolo 52

Cosa recita, esattamente, l’articolo 52 del codice penale in merito alla legittima difesa? Scopriamolo insieme: “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. L’articolo in sé è molto stringato e saranno le parti civili ed il pubblico ministero a sviscerarlo in aula; per “necessità di difendere”, comunque, si intende la reazione inevitabile allo scopo di tutelare un diritto minacciato. In sede di giudizio verranno poi valutate tutte le cause della minaccia, dell’inevitabilità della reazione e dell’impossibilità di non reagire: in pratica, il giudice tenterà di capire se chi ha reagito poteva operare altrimenti (per esempio fuggendo dalla minaccia stessa) e i motivi per cui non lo ha fatto.

In che cosa consiste la cosiddetta “offesa ingiusta”?

Passiamo ad un esempio sul campo, facile da capire per tutti. Vi hanno aggredito per strada, anche per futili motivi, e voi nella reazione avete procurato delle lesioni al malcapitato. Costui si fa medicare al Pronto Soccorso, con tanto di referto medico. In seguito vi querela per il reato di lesioni. Prima o poi vi troverete in un’aula di tribunale e ovviamente direte di aver agito sulla base dell'articolo relativo alla Legittima Difesa: il giudice vorrà subito verificare se davvero non avevate alternative per evitare lo scontro e/o la fuga.

In relazione alla proporzionalità della difesa, il giudice valuterà non solo i mezzi usati per difendersi, la stazza fisica ed altri fattori, ma anche se i danni che potevamo subire fossero gravi o meno; ad esempio, reagire ad una semplice spinta con un violento pugno potrebbe essere visto come una reazione eccessiva (anche se con una spinta apparentemente innocua una persona può benisismo cadere e battere la testa, procurandosi lesioni gravi se non addirittura la morte). Poi saranno valutati i certificati medici, perchè se il vostro aggressore risulta ferito e voi non avete alcuna lesione, nemmeno minimale, allora sarà difficile dimostrare la legittimità della vostra reazione.

Passare da aggredito ad aggressore: un rischio concreto

Molti picchiatori e provocatori esperti, dopo gli scontri, se non hanno subito delle lesioni provvederanno a procurarsele da soli, magari in modo lieve, per avere quantomeno qualcosa da dimostrare a loro favore; diranno che sono stati loro ad essere aggrediti in principio e magari sporgeranno anche denuncia contro di voi. Io conosco bene queste logiche perchè ho trascorso molti anni in strada, dalla parte della legge, ma la maggior parte delle persone ignorano questi aspetti e spesso si trovano in situazioni di svantaggio in un’aula di tribunale.

Oltre a tutto ciò, vi sono diversi altri aspetti tecnico/giuridici che possono aggravare la posizione di una persona che è rimasta suo malgrado coinvolta in una rissa, ad esempio - come abbiamo già sottolineato - nei casi di lesioni gravi o addirittura di morte dell’aggressore: in questi casi si rischiano pene davvero severe, ed anche se la vicenda giudiziaria si dovesse chiudere infine con un’assoluzione di certo si dovranno affrontare delle spese legali incredibili tra avvocati e udienze. Senza considerare l’enorme stress psico-fisico.

Risse e liti sono un rischio: si possono evitare?

Per concludere, con questo articolo non voglio certo dire che non vi sia alcuna possibilità di difesa e che la ragione - se esiste - non possa essere riconosciuta; ma è bene sottolineare che l’apprendimento di una tecnica di difesa personale può essere rischioso se non si considerano prima gli aspetti della legge. Solo facendo attenzione a tutto ciò si possono aumentare le nostre chance di difesa.

Ad ogni modo, raramente si subiscono delle aggressioni vere e proprie, del tutto gratuite, e statisticamente le liti e le risse avvengono in contesti sociali e psicologici ben precisi, quasi sempre del tutto evitabili. Esistono anche dei sistemi di natura verbale e di linguaggio del corpo per questo scopo; solo quando davvero non si hanno più alternative allora bisognerà agire con efficacia, freddezza e coraggio... ma questo è un altro tema e ne parleremo nei prossimi articoli, che saranno invece di natura prettamente tecnica.

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